Poche città hanno lasciato il segno sulla cucina italiana quanto Milano. Celebre nel mondo per la scena della moda e del design, non lo è altrettanto per la sua storia culinaria – raccontata meno, ma non per questo meno straordinaria. È una storia che si legge al meglio a tavola, attraverso ricette tramandate nel corso dei secoli.
Il Risotto alla Milanese, profumato allo zafferano e arricchito dal midollo osseo, è un classico intramontabile sin dal Rinascimento. La Cotoletta alla milanese, dorata nel burro, incarna l’autentica tradizione lombarda, mentre il panettone, cotto per la prima volta nelle corti del XV secolo, è diventato un’icona festiva ben oltre i confini italiani. Questi piatti resistono al tempo perché raccontano storie di maestria culinaria: ognuno è riconoscibile e intramontabile quanto un capo di couture d’autore.
È in questo contesto che The Carlton aprirà in novembre, all’incrocio tra la vita culturale e culinaria di Milano, nel cuore del Quadrilatero della Moda. La filosofia dello Chef Fulvio Pierangelini, basata su semplicità, sincerità e riverenza per la materia prima, guiderà i menù stagionali dei ristoranti. E nel cuore pulsante dell’hotel, The Carlton Bar – concepito come un nuovo punto d’incontro per la città – il Maestro Salvatore Calabrese darà un tocco inedito alla cultura milanese dell’aperitivo.
Parte di un’eredità che si estende ben oltre le sue porte, l’hotel si trova in ottima compagnia, affiancato da caffè e bar che sono da tempo teatri di stile e mondanità. Quando Gaspare Campari svelò il suo omonimo aperitivo cremisi negli anni ‘60 del XIX secolo, diede il via a un rituale milanese poi consacrato al Caffè Camparino nella Galleria Vittorio Emanuele II, dove una semplice bevanda pre-cena fu trasformata in un rito curato con stile. Facendo un salto in avanti di quasi 100 anni, il Bar Basso, con l’invenzione del Negroni Sbagliato, ha trasportato quello spirito nell’era moderna. Oggi, l’aperitivo rimane una delle esportazioni più iconiche di Milano, un mix globale che è in egual misura tradizione e vetrina culturale.
Altrettanto distintiva della città è la sua caffè couture: proprio come la moda, i milanesi prendono il caffè molto sul serio. In una città in costante movimento, è una pausa quasi sacra, vincolata da codici non detti e consumata con cura. E, proprio come su una passerella organizzata alla perfezione, le tempistiche sono fondamentali. Un cappuccino dopo colazione suscita un’alzata di sopracciglio, mentre un espresso è la perfetta conclusione di un pasto –incorniciato da un aperitivo, ovviamente. In istituzioni come la Pasticceria Cova, con i suoi banconi in marmo e lampadari preziosi, o la Pasticceria Marchesi 1824, dove gli interni gioiello firmati Prada fanno da cornice a ogni tazza, il caffè è trattato con la stessa riverenza della sartoria.
Anche la scena gastronomica milanese è in costante mutamento. Mentre le trattorie storiche continuano a servire fedelmente ossobuco e minestrone alla milanese, una nuova generazione di chef e ristoranti porta avanti il dialogo con la tradizione. Cucine moderne come Trippa, celebre per la sua interpretazione elegante delle frattaglie, e Langosteria, punto di riferimento per la cucina di mare raffinata, catturano l’evoluzione dei gusti in città. Nel panorama gastronomico, sostenibilità, influenze globali e concept incentrati sul design riflettono oggi la posizione di Milano come capitale cosmopolita. Persino la ristorazione informale sfoggia un certo tocco di classe, dai banconi di street food gourmet come Panzerotti Luini alle rivisitazioni contemporanee del panettone, che trasformano un classico delle feste in una coccola per tutto l’anno.
La cultura gastronomica milanese, dunque, è un dialogo tra passato e futuro. È stratificata e dinamica quanto la città stessa, dove l’eredità è vista come la base per il rinnovamento. E nel cuore del Quadrilatero della Moda, a The Carlton, la tradizione della couture culinaria continuerà a ispirare, evolvere e dettare il passo per il futuro.
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