Sai perché si chiamano “San Pietrini”?
Al giorno d'oggi, quando cala la notte, la Basilica di San Pietro e la sua Piazza sono illuminate da un’infinita serie di lampioni moderni. Nel XVesimo secolo, però, le cose erano ben differenti: non esisteva l’elettricità e le candele erano utilizzate con parsimonia.
L’interno e gli esterni della Basilica erano illuminati soltanto in occasioni speciali, mentre nella quotidianità il buio regnava sovrano. Nei giorni di festa, però, si festeggiava per davvero!
In occasione delle celebrazioni per i Santi Pietro e Paolo, la Basilica veniva letteralmente ricoperta da migliaia di torce e lanterne dal minuzioso lavoro di un grande gruppo di instancabili operatori acrobatici: i “San Pietrini”.
Attraverso un ingegnoso sistema di corde e carrucole installavano un infinito numero di luci partendo dalla sommità della cupola fino alla base della Chiesa, ricoprendo San Pietro e rendendola un’immensa figura scintillante in mezzo al buio di Roma. Uno spettacolo incredibile
che attirava pellegrini da ogni parte d’Italia. L’ondeggiare delle fiammelle creava sulla Basilica un luccichio unico nel suo genere.
L’ultima accensione manuale di torce e lanterne risale al 1938.
La storia ci insegna che i ciottoli che compongono la pavimentazione di Roma sono chiamati “San Pietrini” perché furono sistemati per la prima volta in Piazza San Pietro dalle stesse persone che vi lavoravano e di conseguenza presero il loro stesso nome. La leggenda, invece, narra che i “San Pietrini” erano soliti nascondere sotto ogni ciottolo i gioielli dei loro cari defunti mentre sistemavano la singolare pavimentazione, per mantenere la loro memoria più vicina possibile ad un luogo così sacro. Il tesoro dei “San Pietrini”, infatti, potrebbe ancora essere proprio sotto i nostri piedi quando attraversiamo Piazza San Pietro.